Come pure è un amante e ottimo conoscitore dell’Italia lo stesso Kerry: cattolico, oltre che dem, da sempre in ottimi rapporti con la Santa Sede, conosce bene la politica italica e sarà grazie a lui se i rapporti tra il governo Renzi e l’amministrazione Obama saranno più che impeccabili, ma a dir poco amichevoli e fraterni. Obama
ha confermato, nel suo tour europeo di fine marzo, tutte le ‘tappe’ italiane: Vaticano (Papa), Quirinale (Napolitano) e palazzo Chigi (Renzi), dove verrà ricevuto il 27 marzo. Renzi, che sarà anche a giugno a Sochi, per il G8, dove conoscerà e si presenterà a tutti i ‘Grandi’ della Terra, ha invece dovuto far ‘saltare’ la sua visita di accreditamento a Bruxelles.
A lavorare per lui sul fronte europeo, però, ci pensa il suo staff italiano. La responsabile Esteri, Federica Mogherini (in pole per fare il viceministro agli Esteri - dove verrà confermata la Bonino – e magari al posto di Lapo Pistelli, prima ‘talent scout’ ma poi fiero avversario della carriera di Renzi) e lo staff del Dipartimento Esteri del Pd (dove lavora Marco Cappa, che ha accompagnato Renzi a Charlotte) vanno e vengono tutte le settimane da Bruxelles dove il 25 maggio si voterà per rinnovare il Parlamento europeo e – novità assoluta – il voto servirà a indicare il candidato alla Presidenza della Commissione. Per il PSE il candidato è il tedesco Martin Schultz (SPD), un nome di socialista ‘vecchio stampo’ che non fa impazzire Renzi. In ballo, però, c’è l’ingresso ufficiale del Pd dentro il Pse, che cambierà nome in ‘Partito dei Socialisti e Democratici europei’.
Nel PSE, infatti, oggi siede a pieno titolo solo il Psi di Nencini mentre il Pd è osservatore. L’evento che segnerà la formalizzazione dell’ingresso del Pd nel Pse sarà il congresso del PSE che si terrà proprio a Roma tra il 28 e 29 febbraio e che sarà sancito con il voto in una Direzione dei democrat italiani apposita (in teoria si doveva tenere il 20 febbraio, ma potrebbe slittare al 27/02…).
L’area degli ex-PPI (Fioroni) presente nel Pd si opporrà ma il dato è tratto. A ‘cambiare’, però, non sarà solo il PSE, che Renzi vorrebbe "più liberal e meno socialdemocratico” – spiega Cappa – "ma tutti i progressisti europei e di altri Paesi” se è vero che, proprio per avvicinarsi di più all’orbita Usa, i maggiori partiti socialisti europei hanno ‘rotto’ con la vecchia cornice dell’Internazione socialista ("troppo legata ad esperienze ideologiche – dice Cappa – specie in Sud America, Africa, Asia”) ed hanno dato vita all’Alleanza di Progressisti e Democratici. Obiettivo: agganciare i Dem Usa, che aderiscono ancora all’Internazionale Liberale, e portarli con sé.
Infine, anche se se ne sa quasi tutto, non si può dimenticare lo storico feeling di Renzi con il Labour di marca blairiana. Renzi conosce tutti i big del ‘vecchio’ Labour, quello che Tony Blair plasmò a sua immagine negli anni ’90 (Peter Mandelson, David Milliband, Alistair Campbell, etc.) ma, oggi, è in ‘fredda’ con il ‘nuovo’ Labour – molto spostato ‘a sinistra’ – di Ed Milliband, fratello di David, che l’anno prossimo sfiderà i conservatori.
Non a caso, a far gli auguri a Renzi si sono affrettati sia Milliband (David), che oggi guida una Ong (IRE) ed è molto legato a Kerry e ai Dem Usa che la fondazione ‘Tony Blair’ mentre non sono arrivati quelli di Ed Milliband e di altri partiti socialisti europei che erano più in sintonia con Bersani… ultima curiosità: il ministro dell’Interno socialista francese, Manuel Valls, ha mostrato interesse e curiosità per Renzi e ha chiesto all’ambasciata francese in Italia di attivarsi per incontrarlo. Le parole d’ordine di Valls? Le stesse di Renzi e Blair: ordine, legalità, sicurezza e, ovvio, meno tasse.
(L'HUFFINGTON POST)
17 февруари 2014